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"Quando affronto un giardino mi chiedo sempre sotto che forma si nasconda il serpente. Non è il clima, né il vento, né la pioggia o l'aridità del suolo: gli elementi naturali sono ostacoli che si possono superare. Ciò che non si può vincere è l'altra natura, quella dell'essere umano con tutte le sue regole inutili, i vincoli paradossali, l'invidia "verde" di chi non può avere quel giardino, non ha i mezzi per farlo oppure è un burocrate frustrato. Nelle condizioni ottimali, dove il lavoro è facilitato sotto tutti gli aspetti, è invece il "mio" serpente che si va vivo, rendendomi insoddisfatto di ciò che ho realizzato. Non ho più niente e nessuno da incolpare, né alibi di sorta. Il serpente mi spinge allora alla ricerca di nuove sfide e di altre spericolate esperienze: il Kurdistan iracheno, per esempio, non è di sicuro il posto più tranquillo dove andare."